N° 22781 - 13/11/2013 10:51 - Stampa - -

DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA

Professionisti e partite Iva: ecco i "proletari" del III millennio

I nuovi proletari. Se nel XIX secolo furono i lavoratori dipendenti (operai alla catena di montaggio del fordismo) ad essere sfruttati con salari da fame, all’alba del XXI secolo sono i professionisti (avvocati, architetti, periti, archeologi), lavoratori autonomi a diventare i nuovi poveri.

«Un processo inarrestabile di proletarizzazione dei ceti professionali», come la definisce Cesare Damiano. L’analisi del professor Patrizio De Nicola della Sapienza di Roma su dati Inps e Istat non ammette repliche. Il reddito medio dei 1 milione 682 mila iscritti alla gestione Separata, a cui versano i loro contributi le partite Iva e co.co.pro., nel 2012 è stato 18.073 euro. Ma su questa media pesa la categoria “ricca” degli amministratori (sindaci di società, ecc.) che hanno un reddito medio di quasi 37mila euro. Se poi si passa dal reddito lordo a quello disponibile, la disparità con i lavoratori dipendenti aumenta ancora di più.

Tenendo conto della tassazione e della contribuzione, se paragoniamo un reddito di 1.000 euro mensili lordi, un dipendente a tempo indeterminato si mette in tasca 811 euro; una partita Iva solamente 545 euro! E dal primo gennaio, causa aumento della aliquota contributiva dal 27 al 28 per cento, la cifra scenderà ulteriormente a 485 euro. All’interno di questo mondo esistono poi «tre grandi disparità – spiega il professor Di Nicola – la prima riguarda le donne, che guadagnano il 30-40 per cento in meno; la seconda riguarda le età, con i trentenni che guadagnano la metà dei 55enni; l’ultima è territoriale, al Sud un iscritto guadagna metà della media nazionale».

La dinamica della categoria è però molto mutata negli ultimi anni. Solo nel 2012 il calo degli iscritti alla gestione sono calati del 3,6 rispetto al 2011. Ciò in parte è dovuto agli effetti della riforma Fornero che ha previsto una stretta sui contratti co.co.pro e alle finte partite Iva: i co.co.pro. iscritti alla Gestione separata sono calati di 45mila unità, i professionisti di 21mila. Ma secondo l’Istat il calo dei co.co.pro. è molto più alto: 133mila lavoratori in meno.La presentazione di oggi si lega poi alla battaglia per lo stop all’aumento contributivo per le partite Iva. La riforma Fornero prevedeva già dal 2013 un aumento di un punto per arrivare dal’attuale 27 per cento a regime al 33 per cento. Un emendamento del Pd alla scorsa manovra aveva congelato l’aumento per quest’anno.

Ora il problema si ripropone. Le associazioni delle partite Iva, spalleggiate dai giovani del Pd, dall’Associazione Alta Partecipazione e dall’associazione XX Maggio chiedono di bloccare per sempre l’aumento. I motivi sono presto detti. «Se nel caso dei co.co.pro. l’aumento contributivo era in teoria suddiviso per due terzi a carico del committente e per un terzo a carico del lavoratore, sulle partite Iva il peso è tutto sul professionista. E sappiamo benissimo che è così anche per il co.co.pro. perché il committente fissa il lordo totale e il resto è tutto a carico del lavoratore – spiega il professor Di Nicola – : la verità è che ogni volta che aumenta l’aliquota, diminuisce il reddito del lavoratore».

L’altra motivazione guarda i conti dell’Inps: i contributi versati alla gestione separata sono diminuiti del 20,6 per cento dal 2011 al 2012: da 1 milardo 260 milioni, a 1 miliardo tondo tondo. «E ciò significa che nel frattempo aumenta il nero», chiosa Di Nicola.

Per affrontare e migliorare la situazione il Pd si è impegnato già a partire dalla legge di stabilità. «Abbiamo già presentato un emendamento per congelare ulteriormente l’aumento della contribuzione dal 27 al 28 per cento per le partite Iva, in attesa di un riordino che ne riconosca la loro assimilabilità ai lavoratori autonomi, che hanno l’aliquota al 24 per cento», annuncia il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano. «In più puntiamo ad allargare il bonus precari a questi lavoratori e, in prospettiva, a riprendere la vecchia idea della Carta dei diritti dei lavoratori: un sistema di tutele a cerchi concentriche ma standard universali in caso di licenziamento». Assieme a questo ritorna di attualità l’equo compenso per i co.co.pro., rilanciato da una risoluzione presentata dalla giovane parlamentare Pd Chiara Gribaudo e appoggiato dalla responsabile lavoro Pd Cecilia Carmassi.