N° 22617 - 28/10/2013 8:53 - Stampa - -

DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA

Occupazione, in Umbria 30mila scoraggiati

PERUGIA – Sono 30 mila gli “scoraggiati” che, in Umbria, si aggiungono ai 42mila disoccupati in senso stretto. Una massa di 72mila persone (in Italia i disoccupati in senso stretto sono 3 milioni, oltre 2,9 milioni milioni gli scoraggiati, per un totale di quasi 6 milioni), 42mila donne e 30 mila uomini, che rappresentano la forza di lavoro potenziale aggiuntiva a quella attuale ma che, tuttavia, non riesce a trovare un’occupazione. Se si tiene conto degli scoraggiati, il tasso di disoccupazione in Umbria sale al 16,7%, rispetto al 10,5% che rappresenta il tasso di disoccupazione in senso stretto.

Un enorme spreco di risorse umane, nella maggior parte dei casi con buoni livelli di scolarizzazione. Risorse che, se impiegate, farebbero innalzare il prodotto interno lordo della regione (e, nel caso italiano, dell’Italia), che non a caso potrebbe avere un aumento potenziale, secondo gli esperti, di circa il 18-19%. Tuttavia non è così e non solo queste 72mila persone non partecipano alla creazione della ricchezza dell’Umbria, ma le loro vite sono caratterizzate, ben che vada, da un elevatissimo livello di precarietà, quando non da gravi situazioni di disagio socio-economico. E con la prospettiva, per chi ha superato i 30-35 anni senza aver avuto la possibilità di lavorare in regola e non ha nell’immediato orizzonte vere e proprie occasioni do lavoro, di avere una vecchiata povera a causa di pensioni che, a fronte di un livello non adeguato di contributi previdenziali, saranno inevitabilmente basse, quando non proprio minime ora che il sistema pensionistico contributivo è entrato a regime per tutti, in luogo del ben più generoso sistema retributivo.

I dati sono stati forniti dall’Istat in occasione della Giornata italiana della statistica, e reperibili anche sul sito www.Istat.it nella sezione I.Istat alla voce lavoro, aprendo poi la sottovoce “occupati” e scaricando la tabella in excel.

I disoccupati in senso stretto

Il tasso di disoccupazione, in verità, sarebbe meglio chiamarlo tasso della disperazione. Perchè, per l’Istat, che utilizza i criteri Eurostat validi in tutta l’Unione europea è disoccupato chi presenta, contemporaneamente, queste caratteristiche: non avere un’occupazione; avere svolto una ricerca attiva di lavoro (domande, invio curriculum, partecipazione a concorsi…) nelle 4 settimane precedenti la rilevazione Istat: essere disponibile – praticamente in modo immediato – ad accettare un qualsiasi lavoro venga offerto, senza porre condizioni di distribuzione dell’orario; essere disposto ad accettare un qualsiasi lavoro nel raggio di 40 chilometri dal luogo di residenza. Ad esempio, un laureato che cerca lavoro, ma che non accetterebbe impieghi sotto un certo livello di qualità, non rispettando uno dei criteri non è considerato disoccupato e finisce tra le non forze di lavoro (di cui fanno parte anche coloro che cercano lavoro ma non solo disponibili a svolgere una qualsiasi occupazione). Fuori dai disoccupati, e quindi dalle forze di lavoro (date dalla somma occupati+disoccupati), è, ad esempio, anche una mamma che cerca lavoro, ma che è obbligata ad accettare, qualora gli venga offerta, solo un’occupazione che preveda orari compatibili con qualli relativi all’accudire i figli.

In Umbria, nel primi 6 mesi del 2013, i disoccupati in senso stretto sono 42mila (in crescita di 4mila rispetto ai 38mila del primo semestre 2013 e di ben 23mila rispetto ai 19mila del primo semestre 2007, prima dell’arrivo della recessione). Di questi, 21mila sono uomini (erano 16mila nel 2012 e solo 7mila nel 2007) e 21mila donne (22mila nel 2012 e 12mila nel 2007).

Gli scoraggiati

Gli scoraggiati, nel primo semestre 2013, in Umbria sono 30mila, (erano 20mila nel primo semestre 2012 e 22mila nei primi sei mesi del 2007). In Italia, come detto, nel primo semestre 2013 sono oltre 2,9 milioni. Si dividono in due sottogruppi.

1° tipo – Coloro che cercano lavoro ma non attivamente. Si tratta di coloro che non lavorano ma l’impiego non lo cercano con continuità, scoraggiati dai precedenti insuccessi. Nella regione nel primo semestre di quest’anno sono 26mila, rispetto ai 15mila dello stesso periodo del 2012 e ai 7mila del primo semestre 2007. In sostanza, dal 2007 ad oggi sono quasi quadruplicati.

2° tipo – Coloro che non cercano lavoro, ma sono disponibili a lavorare. Di questa categoria fanno parte coloro ancora puiù scoraggiati rispetto ai primi. I lavoro, infatti, non lo cercano proprio più, delusi dagli insuccessi precedenti (le persone nella voce precedente, invece, il lavoro lo cercavano, ma non attivamente, ossia in modo continuativo). In Umbria, sempre nel primo semestre 2013, sono 14mila, rispetto ai 15mila dello stesso periodo 2012 e ai 15mila del 2007.

Il totale

In totale, come detto nella regione gli scoraggiati sono 30mila, nel primo semestre 2013, lo stesso numero del 2012. Nel primo semestre 2007, prima della recessione, erano invece 22mila. A questi numeri occorre aggiungere quelli dei disoccupati in senso stretto.Facendo il confronto 2007-2013 si può dire, dati Istat alla mano, che la recessione è costata 23mila disoccupati e 8mila scoraggiati in più, con il tasso di disoccupazione allargato (ossia aggiungendo gli scoraggiati ai disoccupati) che è cresciuto di 6,4 punti percentuali (dal 10,3% al 16,7%).