N° 25784 - 31/08/2014 10:33 - Stampa - -

DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA

Lo smartphone cancellerà i Topografi? Le tecnologie di localizzazione costringono a ripensare la professione – Parla Cristiano Bernasconi

«Ricordi quando eravamo bambini e c’erano ancora i geometri?» Chissà se un domani i nostri figli parleranno dei professionisti della misurazione ufficiale come oggi noi parliamo dei marronai. Di fatto, loro, i geometri topografi, qualche dubbio sulla loro futura sorte se lo stanno ponendo.

In particolare da quando la potenza tecnologica dei telefonini ha portato nei nostri apparecchietti tascabili – gratuitamente – le mappe dettagliate di tutto il mondo: da quella del quartiere dove abitiamo, a quelle delle località più o meno esotiche dove andiamo in vacanza, con l’itinerario esatto calcolato in pochi secondi facendo click su Google Map. Che fine faranno i geometri, quindi? Lo abbiamo chiesto a Cristiano Bernasconi, unico membro ticinese del Think Tank di esperti svizzeri che si è recentemente chinato sul problema.

Ma davvero la vostra professione è in pericolo?

«Sarebbe esagerato affermarlo. Di lavoro per noi ce n’è ancora, eccome. Esiste un margine di specializzazione nella misurazione del territorio nel quale noi per il momento restiamo indispensabili. I dati che ognuno può produrre e rendere disponibili in Internet non sono ancora precisi come i nostri. E se parliamo di grandi cantieri o della costruzione di tunnel – penso ad esempio allo scavo del Ceneri – siamo ancora gli unici a poter fornire indicazioni della precisione del millimetro, in un ambito in cui i millimetri sono molto importanti. In altre parole, per bisogni specialistici la nostra professione ha ancora un senso. Il problema è che per i restanti compiti per i quali venivamo interpellati, che rappresentano comunque una percentuale molto importante del totale, forse non ci sarà più bisogno di noi».

Il geometra scomparirà?

«Si trasformerà, appunto. Per tanti anni il nostro lavoro di geometri o ingegneri topografi è stato quello di misurare il territorio e produrre piani conformi alla realtà. Il geometra formatosi negli anni Novanta, in fondo, facendo astrazione dalle migliorie tecnologiche, non è molto diverso dal geometra dell’Ottocento. Come lui è stato formato per possedere le tecniche di rilievo e l’uso degli strumenti che ne derivano, come il teodolite che misura gli angoli e le distanze».

E oggi?

«Oggi il rilievo dei dati sta diventando sempre più banale. Perché con un semplice telefonino chiunque è in grado di determinare esattamente dove si trova, senza avere fatto studi in geodesia, in geomatica o in cartografia. È un dato accessibile a tutti e per ottenerlo non è più necessario conoscere le scienze e le tecnologie che ci stanno dietro».

 Cosa farà, esattamente, il geometra di domani?

 “Molto probabilmente un domani noi non offriremo più il rilievo del territorio. Di fatto, con le nuove tecnologie, il territorio oggi si rileva e rivela da solo. No, quello che noi faremo è dare risposte ai quesiti della gente, dei proprietari, dei progettisti, delle amministrazioni pubbliche e dei politici che devono prendere delle decisioni. Questo non solo sulla base catastale della proprietà, ma offrendo un accesso a tantissime altre informazioni. Per esempio, a una persona che vuole costruire una casa in un certo quartiere noi potremmo offrire una visualizzazione in 3D della sua casa inserita con precisione assoluta nel quartiere prima che partano i lavori; potremmo fargli vedere in partenza tutti gli allacciamenti disponibili sotto terra, dalle fognature all’acqua potabile, al gas, alla fibra ottica. Oppure potremmo fargli sapere quale indice di occupazione del terreno è permesso, quante ore di insolazione potrebbe avere la sua casa in quel posto, quanto dista la scuola per i suoi figli, il primo ospedale, il negozio più vicino. Ma anche la vicinanza a siti inquinati, l’inquinamento fonico in quella zona, o i vincoli pianificatori di quella parcella”.