N° 20718 - 06/04/2013 11:25 - Stampa - -
COMUNICATI E ANNUNCI DAGLI ENTI PUBBLICI
La grande battaglia dell’Inail: la lotta alle false partite I.v.a.
Capita sempre più di frequente che ai lavoratori, specie quelli giovani, venga chiesto di aprire una partita iva, ma non per svolgere attività da libero professionista. Al contrario, dietro la richiesta del datore di lavoro si cela la volontà di pagare meno, lasciando al “professionista” l’onere di corrispondere tutti i tributi dovuti. Succede nelle piccole realtà, dove stanno diventando sempre più la norma e succede, incredibile a dirsi, anche nelle grandi aziende italiane che, dopo un periodo di stage, chiedo al lavoratore (il più delle volte sotto i 30 anni d’età) di aprire la partita iva per continuare a lavorare insieme. E se il lavoratore si rifiuta, visto che, oltre agli oneri da corrispondere direttamente al fisco, ci sono anche da sostenere le spese del commercialista? Gli viene indicata la porta. Ché di denaro ce n’è poco e se le condizioni non vanno bene al giovane troppo “choosy”, si può senz’altro rivolgersi a qualcun altro più disposto a venire incontro alle esigenze dell’azienda in questione. CONTINUA





