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Ansia da CFP? La formazione continua per gli Ingegneri e il punto di vista dei presidenti

Inserito da admin Il maggio 29, 2015 @ 9:21 am | Commenti disabilitati

La formazione professionale continua per gli ingegneri (e non solo) è un tema sempre al centro del dibattito. Nello specifico caso degli ingegneri essa è disciplinata dal regolamento per l’aggiornamento della competenza professionale realizzato dal CNI e pubblicato sul bollettino ufficiale del Ministero della Giustizia n. 13 del15 luglio 2013.

A misurare la formazione continua è stata adottata come unità di misura il CFP, acronimo che indica i Crediti Formativi Professionali. Per esercitare la professione, l’ingegnere iscritto all’albo deve essere in possesso di almeno 30 CFP.

Agli iscritti all’albo, alla data di entrata in vigore dell’obbligo formativo, sono stati accreditati 60 CFP. Al termine di ogni anno solare vengono detratti ad ogni iscritto 30 CFP dal totale posseduto. Al di sotto di 30 CFP, l’iscritto non potrà esercitare attività professionale, pena sanzioni disciplinari.  (vai alla fonte) [1]

Delineato così a grandi linee la cornice, vediamo cosa ne pensano alcuni presidenti degli Ordini territoriali degli Ingegneri e lo stesso CNI.

Per Carla Cappiello, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, la formazione professionale continua “è uno strumento preziosissimo per tutti gli ingegneri, perché consente di aprire la mente e di avere nuovi spunti, ma non deve ridursi a una partecipazione giustificata solo dall’ottenimento dei CFP: agire in tal modo significa perdere delle opportunità e sprecare del tempo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Elio Masciovecchio, numero uno dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia de L’Aquila, secondo cui “Occorre cambiare l’atteggiamento dell’ingegnere medio che soffre di ansia da CFP”.

Per Masciovecchio, il rischio (e l’errore) più grande che gli ingegneri possono fare è quello di essere presi dalla frenesia di “ottenere il prima possibile il numero di crediti richiesti, senza attendere offerte formative specifiche per le peculiari esigenze”.

Ma indipendentemente da qualsiasi considerazione la formazione continua è un dovere di legge e pertanto una realtà.

“Gli ingegneri, ragione Cappiello, al di là dell’obbligatorietà normativa, devono sempre rinnovare le proprie conoscenze. Chi ha numerosi anni di esperienza professionale in settori tradizionali, come l’edile, ha bisogno di aggiornarsi sulle nuove branche in espansione, quali quelle digitali o dell’energie rinnovabili. Così chi è un neo laureato o con pochi anni di attività ha necessità di approfondire meglio alcune tematiche, non spesso trattate dal corso di studi, ma utili da punto di vista pratico”.

Il sentiero intrapreso dal CNI ce lo dice direttamente Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri che rivendica la decisione, a differenza di altre categorie professionali, “di vincolare la concessione dell’autorizzazione alla verifica del possesso di specifici requisiti del soggetto interessato e non delle singole attività formative”.

Il regolamento degli Ingegneri, spiega Zambrano, consente agli iscritti di ottenere il riconoscimento di 15 crediti formativi l’anno, per le attività di aggiornamento connesse alla propria attività professionale.

Sul lato dei costi per seguire la formazione, il numero uno del CNI elenca le azioni degli ordini che “hanno svolto, dal 1° febbraio al 10 settembre 2014, 1.774 eventi formativi, di cui oltre la metà (51%) a carattere gratuito, il 12% con un contributo richiesto inferiore a 30 euro, il 13% con un contributo compreso tra 30 e 80 euro e solo il 24% con un contributo superiore a 80 euro”.


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